La vita dell’imprenditore non è per nulla semplice e anche solo la scelta di quale nome non dare alla sua impresa può fare la differenza.
Lo dico perché ogni giorno sono come consulente a casa loro.
Vedo le loro aziende, visito i loro capannoni, parlo con i loro dipendenti, conosco i loro clienti (e fornitori) ma soprattutto spesso vedo i loro conti correnti.
- Debiti CERTI che aumentano e crediti che, chissà chi mai potrà dirlo, quando saranno mai certi.
- Dipendenti sempre più presuntuosi e ribelli che alla prima parola detta storta si iscrivono al sindacato e ti remano conto.
- Banche sempre più esigenti ed aggressive.
- Clienti che non pagano e fornitori sempre più arrabbiati e minacciosi perchè aspettano di essere pagati.
Una vitaccia che farebbe perdere il sonno anche al più temerario di questi eroi.
Spesso quando alcuni di questi fattori arrivano tutti insieme si scatena una vera e propria miccia che porta ad una caduta verticale di tutte le buone intenzioni finora coltivate.
Un vero e proprio cedimento nella vita dell’imprenditore, un mix di situazioni negative che porta irrimediabilmente verso una sola soluzione.
La liquidazione e la chiusura dell’attività come unico rimedio per mettere a tacere focolai diventati insieme ingovernabili.
Chi è (o è stato davvero imprenditore) sa di cosa parlo perchè l’ha vissuto di persona o ci è spesso nella propria vita lavorativa andato davvero vicino.
Questo però non significa che l’imprenditore interessato non abbia ancora le sue carte da giocarsi.
Errori di lettura, mancanza di preparazione, assenza della giusta consulenza non possono (e non devono) diventare una condanna eterna.
Anzi, spesso chi è caduto rimane più forte ed affidabile.
Gli errori passati – sostengo sempre – difficilmente potranno ripetersi.
Di questo pensiero non sono però le banche.
Affidare chi ha avuto un passato imprenditoriale poco glorioso e fortunato non è nelle loro corde (e per certi versi condivisibile).
Non tanto, come si pensa, per il fatto che il titolare possano ricadere in errore.
La banca non finanzia l’imprenditore che ha fallito soprattutto perché non reputa eticamente corretto rifinanziare, ed affidare da zero, chi ha lasciato dietro a se debiti irrecuperabili e si rimette sul mercato a discapito di chi invece, con enorme sacrificio, è sempre rimasto pulito e fedele alle sue promesse.
Questo è un MUST scolpito nelle scrivanie di ogni ufficio crediti.
Giusto o sbagliato che sia è una cruda realtà che porta l’imprenditore a doversi inventare qualcosa per sbarcare il lunario e tornare a fare quello – e solo quello – che sa di saper ben fare.
Non potendo comparire quindi nelle nuove iniziative imprenditoriali che vuole portare avanti (ma avendo bisogno di credito) cerca parenti, amici e persone fidate che lo possano, senza troppi giri di parole, coprire.
Che piaccia o no è questo un classico italiano che si ripete spesso.
Le banche lo sanno e sanno che non possono – e devono – affidarti.
E se mai capitasse che qualche finanziamento o linea di credito la si ottiene nulla deve lasciare emergere che, ai tempi della concessione, si sarebbe potuto risalire al nominativo dell’imprenditore caduto in disgrazia.
La banca NON ti affida ma tu alla fine devi comunque poter continuare a lavorare.
Quindi che fare?!
Di seguito ti racconto cosa normalmente succede in questi casi – e che non vuole essere un istigazione alla truffa – ma semplicemente la nuda e cruda verità di come vanno le cose nel sistema Italia.
PS: La premessa vuole immaginarsi che quel che nascerà di nuovo riuscirà ad avere soldi dalle banche dimostrandosi nel tempo INDISCUTIBILMENTE meritevole di fiducia e mai più vittima di errori.
Ma andiamo per punti…
Si crea una nuova azienda che replica le stesse cose che si facevano prima, si mettono dentro persone pulite, fidate e si inizia a lavorare offrendo in sordina quel che resta di buono del vecchio amministratore e know how.
Spesso il vecchio amministratore è il primo commerciale della NUOVA iniziativa assunto con contratto a progetto.
Segnati questa parola NUOVA che ho evidenziato in maiuscolo perché tra qualche riga verrà ripresa.
Come detto, se il credito dalle banche è una condizione necessaria per il tuo “NUOVO” business, il vecchio amministratore:
- non deve figurare tra i nuovi soci ed amministratori,
- non devi partecipare agli incontri con le banche
- non deve esserci nessun collegamento con tra la tua vecchia attività e la nuova.
Unica eccezione concessa è l’affitto ramo d’azienda finalizzato alla acquisizione della vecchia attività – sempre e rigorosamente – tra soci ed amministratori diversi.
La sincerità in questi casi non premia.
Ma c’è un altro fattore che non premia in questi momenti ed è l’ingenuità.
Errore che potrebbe davvero annullare tutto il piano finora costruito ma che capita molto più spesso di quel che si crede.
Io capisco che si è innamorati della vecchia società, attaccati ai ricordi, al fatto che il padre fondatore aveva a suo tempo deciso per ma non funziona così…
Perché se la tua vecchia società immaginiamo si chiamava FINESTRE GIOVANNI SNC di Giovanni e figli.,
- dopo tutto quello che hai passato con il vecchio fallimento,
- dopo che hai trovato nuove persone disposte a credere in te,
- dopo che i soldi rimasti sono davvero contati e non puoi permetterti spese inutili,
- dopo che i fornitori ti hanno ridato quella fiducia necessaria per ripartire,
- dopo che sui primi ordini applichi sconti pazzeschi ai clienti per farti pagare in anticipo non potendo scontare il credito all’inizio,
- dopo che nascosto da commerciale origli agli incontri con le banche o partecipi senza lasciare il biglietto da visita.
Perché chiamare la società NUOVA FINESTRE SRL?!
Proprio così.
Perché dopo che hai fatto di tutto per toglierti dalle spalle il vecchio passato devi usare una ragione sociale che richiama la vecchia attività andata male?!
Ai clienti – se sei andato male – non interesserà un riferimento alla vecchia attività come non interesserà ai fornitori.
Il mercato può semplicemente essere avvisato con comunicazione informale dove avvisi del cambio di ragione sociale, del nuovo marchio assicurando anzi che questo sarà solo conferma di miglior servizio.
Ma vediamo il lato affidamenti.
Ovvero le fonti esterne che dovrebbero decidere di finanziarti.
Qui questa scelta potrebbe davvero essere insensata.
Io -che ho passato qualche anno all’ufficio crediti di una piccola banca- una domanda prima di:
- vedere bilanci,
- Rating,
- centrale rischi
- conoscere i soci
ce l’avrei subito da fare e che – vissuto personalmente – se non trova risposta azzera davvero tutti gli sforzi fatti per ripartire.
Una domanda che spesso fatta coglie la nuova proprietà impreparata, gela il sangue e crea quell’imbarazzo che non aiuta per nulla il rapporto fiduciario che si è cercato di ristabilire.
Un errore di superficialità che molti non riescono davvero a comprendere perché incapaci di staccare definitivamente la spina con il passato.
Buongiorno, ho visto la Visura camerale della NUOVA FINESTRE Srl.
Ma quindi la vecchia FINESTRE che fine ha fatto?!
A volte questo collegamento è talmente palese che la domanda spesso non viene neanche fatta ed è lo stesso gestore che, con semplici ricerche su Cerved o Google, ci arriva da solo, nemmeno chiede spiegazioni e chiude di fatto ogni possibilità di apertura e dialogo.
All’impresa NUOVA non resta che non capire i veri motivi per cui non affidata scaricando – come spesso capita – la responsabilità alla sfortuna di non aver trovato il “gestore banca giusto” o che ha voglia di lavorare.
Non resta quindi che riprendere il giro con un’altra banca che, vedendo a video la bocciatura della prima banca, sarà ancor più diffidente.
Se vuoi EVITARE di lavorare come un pazzo per costruire la tua affidabilità creditizia e come in questo caso far crollare il tutto per un piccolo errore di superficialità non hai alternative.
Devi conoscere in maniera professionale un METODO che ti permetta di accedere al credito con strategia e senza quegli errori che possono compromettere in un istante tutti gli sforzi fatti.
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Troverai tanti miei clienti in sala che hanno vissuto esperienze come questa, le hanno superate e oggi usano le banche per far crescere la propria impresa.
A presto.
Dott. Tescari